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.Mentre gli insulti si abbattevano su di me, osservai i tre impiccati, ma mi ci volle qualcheistante per riconoscere i loro volti: erano i tre "bombas".Questo è quel che si chiama umorismo nero, pensai, e iniziai a ridere a squarciagola.Quando smisi, scoprii che la mia risata aveva messo a tacere gli insulti.Evidentemente questo genere di risate folli aveva il potere di ispirare un sacro terrore, perchévidi una vera costernazione negli sguardi che, ora, nessuno riusciva a distogliere.Ma quando io e Jack fummo di nuovo stipati come aringhe sulla nostra maledetta panca, ildubbio si insinuò strisciante in me.Forse ero anche riuscito a mettere a tacere l'equipaggio e il suo capitano, a instillare in lorouna certa confusione e incertezza, magari perfino un po' di paura.Ma era tutto, ed era davvero un bene? No, perché per lo più appartenevano a quel genere dipersone che smettono di pensare e si mettono a menare colpi in giro, per togliersi i dubbidalla coscienza.C'era dunque un limite, sì, come una linea da non oltrepassare, se volevo aver salva la mia carapelle.Naturalmente avrei potuto fingermi pazzo, comportarmi in maniera del tutto imprevedibile,perché in genere nessuno se la prende coi pazzi, dal momento che non se ne cava nulla.Non di rado, però, finivano sulla forca, visto che non c'era altro modo per sbarazzarsi di loro.Non era questo, dunque, il modo migliore per togliermi d'impiccio.Ero dunque piuttosto depresso, e le cose non migliorarono di certo quando, due giorni dopo,incontrammo il cattivo tempo.Non era una vera e propria tempesta, solo un vento sostenuto che faceva rollare il "Sorgenfri"come un pendolo, senza per questo smettere di beccheggiare per un'onda lunga che arrivavadi prua, residuo di qualche burrasca lontana.Ma era comunque sufficiente perché chiudessero i boccaporti e si scatenasse quell'inferno cheScudamore mi aveva preannunciato.Gemiti e lamenti, come mai in vita mia ne avevo sentiti, cominciarono a levarsi dai negri,convinti com'erano, non avendo mai sperimentato altro che la terraferma, di avere davanti lamorte.Com'era possibile, mi chiedevo, che gli stessi che preferivano morire che vivere, arrivandoperfino a rifiutare il cibo per facilitare il compito della Mietitrice, quando arrivava unatempesta gridassero di terrore come tutti gli altri? Senza dimenticare che soffrivano di mal dimare, e vomitavano, orinavano e defecavano un po' dappertutto.Credo che io e Jack fossimo gli unici a continuare a usare il secchio, e non perché Jack nesentisse l'esigenza, ma perché gli avevo spiegato che gli avrei fatto ingoiare la sua merda, senon avesse fatto come dicevo.Non che facesse una grande differenza, alla lunga, perché eravamo pressati come lecommissure del tavolato del ponte, come la stoppa ribadita tra le tavole del fasciame, in unammasso di nostri simili che non si curavano minimamente se giacevano o meno nei propriescrementi.Alla fine, in quella puzzolente valle di lacrime, persi la testa e gridai con quella mia voce che,apparentemente, penetrava chi la sentiva fino al midollo, o quanto meno riusciva araggiungere anche il più infimo recesso di una stiva di sessanta metri di lunghezza. Adesso basta, che io sia dannato, la piantate con questo maledetto piagnisteo! Le cuoia non letirate per questo po' di vento! Potresti spiegare a quei maledetti idioti, dissi a Jack, che nonstiamo per affondare? Loro non ascoltare, disse Jack a mo' di incoraggiamento.Loro credere che morte venire.Me ne sbatto! gridai.Non ho intenzione di sopportare qualsiasi cosa, ricordatelo bene! Ora fai come ti dico.Spiega loro che questa nave è solida, e che non c'è bisogno di preoccuparsi per una burrascadel genere.Di' loro che sono stato in mare con questo tempo centinaia di volte e sono ancora vivo, comepossono ben vedere, anche se ho conosciuto momenti migliori.E fagli capire che non è affatto strano sentirsi da cani, quando la nave comincia a rollare avantie indietro.Poi passa.E non si muore di una roba del genere, che lo si voglia o no.Jack stesso non era molto persuaso della correttezza delle mie opinioni, comunque alla fineriuscii a convincerlo che dicevo il vero e lo sentii mettersi a balbettare qualcosa a quelle speciedi prefiche che ci circondavano.Ma suonava pietoso.E tu dovesti essere un sakalava! dissi sprezzante.Non appena ebbi pronunciato queste parole, sentii due mani, fortunatamente senza forza, checercavano di afferrarmi la gola.E così, dissi allegramente, vorresti strangolare il tuo fratello? Le mani si ritrassero e un attimodopo sentii un suono chioccio nel buio.Credo che stesse ridendo, che il diavolo mi porti, cosa che, nonostante tutto, mi fece sentirepiuttosto orgoglioso di quello che riuscivo a ottenere nei miei momenti migliori.Ispirare alla gente la voglia di vivere è sempre stato uno dei miei punti forti.Ma non rendevo la vita facile a nessuno.In realtà, la mia teoria è che una cosa non funziona senza l'altra, se qualcuno ci tiene a saperlo.Quando Jack ritrovò la voce, gli venne per lo meno voglia di farsi sentire [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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